Come cambia il modo di “abitare”. Gli ultimi avvenimenti in ambito sanitario hanno messo il mondo a dura prova. Ora, anche per il settore immobiliare, le prospettive sono cambiate in maniera impensabile soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più semplici e la percezione degli spazi.

 

 

 

 

Come cambia il modo di “abitare: tracciare nuove prospettive di sviluppo

Già da alcuni mesi, Re Immobiliare si chiede, insieme agli altri professionisti del settore, su quali nuovi paradigmi dell’abitare la pandemia abbia inciso. Studia le flessioni del mercato e le conseguenze di questa emergenza non ancora conclusa.

Nel nostro precedente articolo abbiamo cercato di comprendere qual è stato il nuovo modo di “abitare” durante la pandemia e quali esigenze nuove sono scaturite da questa difficile esperienza. Ora vogliamo procedere con l’analisi e fare il punto della situazione attuale. Riflettere sulla domanda e sull’offerta residenziale e commerciale per comprendere quali possono essere i possibili sviluppi della situazione immobiliare, è molto importante per soddisfare le esigenze dei nostri clienti. Poi, cercheremo di guardare anche all’immediato futuro, che poi è già presente, per capire quali saranno le nuove tendenze.

Attraverso un’analisi accurata e approfondita, unita alla lunga esperienza sul campo, i professionisti di Re Immobiliare sono già in grado di tracciare nuove prospettive di sviluppo.

 

 

Come cambia il modo di “abitare”: analizzare le trascorse criticità

Una cosa è certa, dopo mesi di crisi le agenzie immobiliari sono sempre più consapevoli dell’impossibilità di considerare la casa come elemento a se stante; al contrario è certo, ora più che mai, che sarà sempre più necessario coinvolgere l’intero comparto dell’immobiliare, dell’edilizia e dell’urbanistica tutta, attraverso un’azione congiunta che metta tutte queste componenti in relazione tra loro. Perché? Perché, durante questi ultimi mesi, è radicalmente mutata la percezione della funzione della casa, così come degli spazi circostanti.

I lockdown che si sono susseguiti dalla primavera del 2020, hanno sovvertito i trend di habitat urbani. Abbiamo gà visto come l’appartamento in cui ci si rifugiava “per forza” o per scelta poteva divenire soffocante e creare isolamento.

Tante ore trascorse in casa da soli o insieme a famiglie più o meno numerose, ha evidenziato numerose criticità. I limiti strutturali l’inadeguatezza di alcune abitazioni, soprattutto quelle prive di un'”apertura” all’esterno, hanno portato molti di noi a rendersi conto, in quel momento più che mai, di questi deficit.

Durante questi lunghi mesi, le nostre case si sono trasformate in luoghi di lavoro, palestre, scuole, ristoranti, ospedali e, in molti casi, l’unica possibilità di incontro con l’esterno è stato il monitor di un cellulare o di un pc.

 

Tutto questo ha rappresentato una sorta di trauma collettivo e sociale che non poteva che originare riflessioni insolite e, a volte, drastiche sul nostro modo di vivere gli spazi. Digitalizzazione, vivibilità, urbanesimo, praticità dei rifornimenti, servizi e fruibilità di spazi personali. Tutto ciò può e deve essere considerato, ora, come un’opportunità per ripensare a un modo diverso di abitare.

Analizzare tutto ciò ci aiuterà a comprendere i nuovi trend che stanno emergendo. Le nuove esigenze abitative che stanno cambiando profondamente la domanda residenziale durante la pandemia. Inoltre, lo scopo di questa analisi è quello di rispondere in modo sempre più puntuale alle criticità emerse per trasformare i problemi in soluzioni.

 

Interventi di riqualificazione: un esempio virtuoso

Sarebbe tutto molto più semplice se molte delle nostre città non si trovassero, edifici compresi, in una condizione di trascuratezza, quando non di degrado. Questo senz’altro rende più difficile qualunque programma o progetto immobiliare e conferma sempre più il concetto dell’impossibilità di considerare la casa come elemento decontestualizzato.

Per parlare del futuro dell’immobiliare in modo sereno sarebbe necessario poter contare anche su interventi di riqualificazione di molti condomini e in ambito urbanistico in generale. Tutto ciò però non dovrebbe comportare strampalati e astratti progetti con costi elevatissimi; che tra l’altro dopo tutto ciò che è accaduto, in pochi si potrebbero permettere…

Fortunatamente alcuni esempi virtuosi di successo, esistono. Da questi si dovrebbe prendere spunto per capire che si può. Sì, si può riqualificare senza aumentare troppi i costi.

 

Prendiamo allora spunto da un intervento eseguito a Bordeaux, in Francia, dove sono stati riqualificati tre palazzi con 530 appartamenti popolari. Abbiamo trovato molto chiare e significative le parole di Federica Brancaccio, presidente di Federcostruzioni. La Brancaccio spiega che è possibile riqualificare, anche semplicemente, aggiungendo una facciata per ampliare gli spazi, là dove questi siano limitati. Oppure, ancora, si può intervenire migliorando l’efficienza energetica degli immobili.

A Bordeauxal ci sono riusciti al costo di circa 50 mila euro ad unità e mantenendo invariati i canoni!

Insomma, grazie ad uno studio attento della progettazione, è stato possibile attuare un intervento di edilizia sociale dimostrando che è possibile trasformare un edificio senza traumatici e costosi interventi demolitori o ricostruttivi. 

 

Come cambia il modo di abitare: ripensare le case e le città

L’esasperata specializzazione funzionalista di molti dei nostri edifici, per cui l’aspetto di ogni edificio deve chiaramente rispecchiare lo scopo per cui è creato, viene ora rimessa in discussione. Dopo quello che è successo, occorre riveder non solo la funzione delle abitazioni, ma anche quelle di intere città. Molte delle nostre occupazioni sono state svolte in casa, comunque non più o non solo presso il classico luogo di lavoro. Per questo, ora, è necessario ripensare le case come multifunzionali, e le città affinché siano in grado di coniugare servizi e nello stesso spazio immobiliare.

 

A volte ci capita di rimanere ammirati da alcune soluzioni urbanistiche che riescono ad inserire complessi abitativi in contesti urbanistici completi e, volendo, autosufficienti. Purtroppo capita sovente di trovarli all’estero, soprattutto in nord Europa, ma alcuni esempi si possono scovare anche in Italia.

Per i quartieri polifunzionali, si può prendere ispirazione da città come Helsinki e altre capitali del Nord Europa. In molte aree di queste città, come accade già nel caso di molti grattacieli in giro per il mondo, a terra si sviluppano spaziose superfici che divengono aree verdi immerse nelle città. Dunque, le città in genere e i loro grattacieli non sono più realtà quasi sacre e inviolabili, bensì componenti di unione e, addirittura, osmosi tra funzioni e spazi. Luoghi dove, senza spostarsi troppo, si possa abitare, lavorare, dedicarsi all’attività sportiva, vivere serenamente la socialità e…perché no anche un po’ di intimità.

 

I mesi che si prospettano saranno fondamentali per capire appieno quali saranno gli scenari del nuovo mercato immobiliare. Siamo solo all’inizio e la riflessione resta sempre molto connessa anche alle disposizioni dei piani europei applicati al Recovery Plan.

Re Immobiliare è presente sul mercato anche per contribuire ad aggiornare costantemente dati e previsioni in relazione alle mutate esigenze. Professionalità ed esperienza, unite a tanta passione rendono Re Immobiliare il partner ideale per chiunque cerchi casa oggi!